Un approfondimento al giorno ‘per organizzare la speranza’, #9

Sono giorni difficili, per tutte e tutti. Come Libera Bologna ci sentiamo parte di una comunità che ha sempre fatto della cultura, dell’approfondimento, dell’impegno il suo ‘pane quotidiano’. Come tante e tanti altri ci sentiamo spaesati in un momento in cui – giustamente – dobbiamo rallentare, cambiare modalità di vita, per tutelarci e tutelare chi vive insieme a noi. Per questo, nei prossimi giorni, ogni mattina invieremo spunti di approfondimento, consigli di lettura e di ascolto su mafie, corruzione, sfruttamento, caporalato, giustizia sociale. Lo facciamo online, tramite questa newsletter, per condividere i nostri temi e restare insieme.

Ci sembra lontano il 2013, l’anno in cui Libera insieme al Gruppo Abele presentava il dossier “Miseria Ladra” dopo cinque anni di crisi economica, una crisi, che ha condannato molti, ma che ha rappresentato un’occasione per altri, ammonivano.  Il report elencava i numeri della povertà in Italia, i dati della disoccupazione, e raccontava i “ladri di miseria”, anziani saccheggiatori di supermercati, giovani rapinatori di pizze, e vicende come quella di Angela: 

“Angela, è una donna 51enne disoccupata, l’azienda per cui lavorava ha dovuto tagliare il personale, ed Angela si è trovata senza soldi e lavoro. Angela per sfamare i suoi due bambini non ha resistito, una volta entrata all’interno del supermercato, ha fatto il giro dei reparti, poi giunta a quello dei “freschi” s’è ritrovata di fronte ad una forma di formaggio. Non ha resistito e l’ha presa”. 

Ciò che ci dicevano quegli episodi di cronaca riportati è che al di là dei numeri, per giudicare era necessario conoscere le storie prima che queste diventassero un numero fra i tanti senza casa, sfruttati sul lavoro, piccoli criminali: problemi poi generalizzati e affrontati superficialmente.

Allora quante sono le storie come quella di Angela? Nessuna, è solo la sua esperienza. 

Ma scriviamo l’approfondimento di oggi per farvene conoscere altre simili, avvicinandovi al mondo complesso dei loro protagonisti: uomini e donne che per motivi diversi, ma per la comune esigenza di sopravvivere, restano impigliati nella rete della criminalità.

Non possiamo non cominciare con un tema di cui abbiamo già parlato abbondantemente anche se non esaustivamente: quello delle campagne, dei caporali, dei lavoratori sfruttati. 

Una storia personale è quella raccontata da Salah Methnani, “Immigrato”, che da Mazara del Vallo, passando per quella stessa Villa Literno che poco prima aveva vissuto la scomparsa di Jerry Essan Masslo, arriva a Milano. Salah racconta il suo viaggio dal sud al nord dell’Italia, un tour di sacrifici e delusioni attraverso la porta all’Occidente, che poi, osservando bene, rispetto alla Tunisia, occidente non è. 

Un crudo racconto per ragazzi è invece “La promessa di Hamadi” di Saidou Moussa Ba, che ripropone con l’espediente di una indagine lo stesso viaggio dalla Sicilia alla Lombardia, passando dagli immensi terreni del casertano dove gli immigrati raccolgono pomodori per ottocento, mille lire a cassa. Ma arrivato a Milano Moussa Ba, che scrive nel 1991, racconta una situazione incredibile, una consapevolezza a cui l’Italia arriverà solo vent’anni più tardi: “Facevo il muratore a giornata, ma non mi andava: caporali e tangenti anche lì”. Una Milano che assorbe la criminalità organizzata, la Milano dell’industria, della finanza, ancor prima dell’inizio di tangentopoli. 

Diversa, è invece, la storia di Karim, protagonista di “Fiamme in paradiso” di Smari Abdelmalek. Anche lui si è trasferito a Milano, anche lui incontra più volte l’umiliazione: di essere partito laureato ed essere arrivato “analfabeta”, di lavorare e non essere pagato, di trovare una sistemazione già di per sé umiliante ed essere buttato in mezzo alla strada. Ecco allora poche strade possibili per resistere. Ma la grandezza di questo personaggio è il suo spessore intellettuale che seppur non riconosciuto da nessuno gli permette di guardare ogni cosa con distacco, di non cedere alle provocazioni, di non lasciarsi andare a nessuna forma di radicalismo. Infine, però, anche, Karim, incontrerà la mafia: muore, ricalcando la morte di Mussafir Driss, la sera del 27 luglio 1993, in via Palestro. “Quattro persone e un marocchino morti in un attentato terroristico in via Palestro, così, i giornali della mattina.”

Le mafie non controllano solo il lavoro agricolo, lo sappiamo, e ormai da tempo si infiltrano anche nel settore industriale. A tal proposito vi consigliamo di tornare sulle pagine del nostro dossier Caporalato emiliano, lì dove raccontiamo il trattamento che gli operai della Bianchini Costruzioni Srl sono costretti a subire: violenza e soprusi fondati sulla subordinazione e sulla paura.

Per concludere, alcuni veloci consigli sulla saggistica che in realtà offre moltissimo: Italia diseguale, Poveri a chi? entrambi Edizioni Gruppo Abele e scritti, rispettivamente, nel 2016 e nel 2013.

Era chiaro perciò già allora che “in tempi di crisi, c’è chi la crisi la combatte e c’è, invece, chi la cavalca facendo affari, investendo, controllando il territorio, assumendo personale. E prestando soldi. Fiumi di soldi. E con gli interessi. I clan intercettano quel segmento di disperazione e rispondono subito e in contanti. Con la crisi dilaga la pratica usuraia. Si parla di usura di mafia; quella gestita dalla criminalità organizzata”.

Oggi, siamo all’alba di un nuovo periodo difficile, per un Paese, oggi come allora, fragile. Isolati nelle nostre case non possiamo, però, lasciar ancora spazio alla società dell’io, all’analfabetismo etico e culturale. 

Per restare aggiornati, consultare le proposte, approfondire il tema consigliamo: 
www.numeripari.org/
www.forumdisuguaglianzediversita.org/
www.censis.it/

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