SARTI DI MEMORIA, DI STORIA, DI COMUNITÀ

Il nostro intervento in Consiglio comunale e metropolitano in seduta congiunta solenne il 25 marzo 2022, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Grazie Presidente.

Grazie mille dell’invito a partecipare a questa seduta solenne. È un onore ed un’emozione grande, per me, rappresentare l’associazione Libera sul territorio di Bologna ed essere qui a parlare. 

È un momento emozionante perché per Libera la data del 21 marzo è stato il primo atto fondativo. Prima ancora della raccolta di firme per la legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. Prima ancora dei campi di volontariato sui beni confiscati che hanno coinvolto e coinvolgono ogni anno migliaia di persone, anche qui a Bologna. Prima di tutto c’è stata l’intuizione del 21 marzo: di una data che ricordasse tutte le persone che sono cadute a causa della violenza mafiosa. Una data che ricorda tutte e tutti coloro che hanno pagato il loro impegno contro le mafie, ma ricorda anche coloro che sono stati uccisi mentre stavano semplicemente portando avanti la loro vita. Ricordiamo col 21 marzo ogni anno ai familiari, che spesso non hanno verità e giustizia ancora sulla morte dei loro cari, che c’era e c’è un movimento dal basso, collettivo, che fa Memoria e che li ricorda. Li ricorda come persone che hanno contribuito nel modo più alto possibile a rendere l’Italia un Paese più giusto oppure come persone che con la loro morte assurda, spesso casuale, ricordano l’atrocità e l’assurdità della presenza mafiosa in un Paese democratico. 

Il primo atto di Libera è quindi un lavoro di cura. Un lavoro di cura e di cucitura, di Sarti. Cosa altro sono stati e siamo se non sarti di fronte allo strappo nella tela della vita di tante persone, tante famiglie, 1055 (24 in più rispetto all’anno scorso, frutto di un costante lavoro di ricerca, di monitoraggio della verità storica e di quella giudiziaria che man mano, anno dopo anno, si accerta). Siamo sarti (anche se è impossibile rimarginare integralmente una perdita del genere) nel tentativo di stare al fianco, di costruire filo dopo filo una rete che sostiene i familiari, che cerca in tutte le aule dei tribunali la giustizia, una rete che dia almeno un senso alla perdita di tante persone, per un Paese senza mafie e corruzione. 

Ma nel corso degli anni ci siamo accorte che per raggiungere questo obiettivo, un Paese senza mafie corruzione e illegalità, dovevamo essere Sarti anche in altri modi. 

In via Saffi si era rotto il laccio che legava istituzioni e cittadini”, dice un cittadino residente, “da lì è nata la paura, la difficoltà a parlare, il senso di intimidazione”. Ecco che anche qui a Bologna, dove tutto o quasi sembra silente e sembra muoversi sotto traccia, se si ascolta, se si raccolgono i segnali di sofferenza o di allarme che arrivano dalle persone, ecco che appare una realtà differente: emergono situazioni che, anche se non sono a livello giudiziario considerate “mafia”, sono comunque situazioni di paura, di sfiducia dei cittadini che sentono oppressione e intimidazione . E sono altre volte anche “solo” messaggi culturali, quasi striscianti, che attirano verso un certo modo di pensare il mondo. Ecco che, se si ascolta, appare una situazione di intimidazioni in via Saffi, appare un concerto di cantanti neomelodici al Pilastro con la chiusura senza permesso di una strada, appare l’organizzazione di un concerto di un cantante che scrive canzoni contro i collaboratori di giustizia in provincia di Bologna, ecco che appaiono situazioni di sfruttamento di lavoratori diffuse sul territorio, come per esempio in una casa di riposo sull’Appennino in cui l’obiettivo di soggetti che sembrano legati alla ‘ndrangheta era spolpare una azienda, licenziare lavoratori e lavoratrici annullando i loro diritti e infine appropriarsi del patrimonio immobiliare della stessa. 

In ognuna di queste situazioni ci sono ferite che spesso non sono più ferite fisiche, ma sono ferite diverse: nascoste, non visibili distintamente, ma non per questo meno profonde, meno gravi, meno preoccupanti per la tenuta democratica della nostra comunità. In ognuna di queste situazioni, in altre su cui stiamo lavorando e nelle moltissime che ancora non conosciamo, c’è questo bisogno di Sarti che curino e che ricucino la comunità, che facciano incontrare le persone, che aiutino a ri-costruire insieme un futuro di fiducia e sicuro, soprattutto per i tanti giovani che spesso, in mancanza di alternative, sono attratti da sistemi valoriali criminali e di stampo mafioso. 

Ma non solo. Oggi pensiamo che dobbiamo essere anche qualcosa in più. Pensiamo che sia anche importante essere sarti di Storia

Quest’anno come associazione abbiamo ricordato il 21 marzo non solo organizzando la lettura dei nomi delle vittime innocenti il 21 a Bologna, ma anche il 20 marzo a Montesole, luogo fortemente simbolico della Resistenza contro il nazifascismo. Ecco, pensiamo che si debbano iniziare a legare i fili di queste storie: della Memoria della Resistenza, fortissima a Bologna, e della Memoria antimafia, ricordando quanto le mafie abbiano inciso (anche solo per la piccola parte di verità che conosciamo) sulle stragi degli anni 70 e 80 che hanno colpito Bologna e il suo territorio, come forse nessuna altra città italiana, come per esempio il Rapido 904, la strage di Natale, di cui la Cassazione ha accertato la matrice “terroristica-mafiosa”.

Legare questi fili a livello di Memoria e di Coscienza collettiva pensiamo sia diventato fondamentale non solo perché pensiamo che la Costituzione, figlia della Resistenza, coi suoi diritti, sia lo strumento principale da attuare per sconfiggere le mafie. Ma anche perché vediamo, e non è mai stato attuale come oggi, la stretta parentela tra la gestione mafiosa del potere, violenta, oppressiva, escludente, che perseguita chi non è allineato a chi il potere lo detiene (che è il Boss, il Capo), e la gestione fascista del potere. Entrambe hanno nella violenza una radice comune netta ed inequivocabile: una radice che porta alla sopraffazione dell’altro, alla affermazione della legge del più forte, e che quindi hanno dentro il seme della guerra. Sono discorsi che forse non pensavamo di dover fare oggi nel 2022, ma a cui l’attualità ci conduce. In questa acre atmosfera di guerra che respira l’Europa, con emozione tengo a ricordare che uno dei 1055 nomi che leggiamo tutti i 21 marzo in tante piazza in Italia e in Europa è quello di Anna Politkovskaja: una donna, una giornalista che ha pagato con la vita la sua ricerca della verità e la sua fiera opposizione ad un regime durissimo, che è tale non da oggi, ma da tanti anni. 

Ecco quindi che essere Sarti di Memoria a fianco dei familiari delle vittime innocenti, essere Sarti di Comunità ed essere Sarti di Storia, sono per noi gli strumenti di azione che come realtà associative e come politica, nel senso più ampio del termine, dovremmo fare nostri quotidianamente per rendere finalmente reale e attuata quella Repubblica ostile alle mafie, e quindi antifascista, scolpita dalla nostra Costituzione.