L’OMBRA DELLE MAFIE TRA PILASTRO E INTERPORTO

Blitz-antidroga al Pilastro con l’esecuzione di 25 misure cautelari. L’ombra della camorra dietro i furti di armi all’Interporto.
Due luoghi che abbiamo provato a raccontare in due delle video inchieste presentate a dicembre e che sono tornati ora al centro delle prime pagine dei giornali con notizie che ci dicono molto di quello che avviene in città e che, troppo spesso, rimane sottotraccia, passa in secondo piano.

Pilastro. Il blitz ha colpito la famiglia di Nicola Rinaldi, il ragazzo di 28 anni ucciso nell’agosto del 2019. Nelle misure cautelari è coinvolta anche la famiglia della citofonata di Matteo Salvini nel 2020, ma l’operazione di oggi – come vuole far invece sembrare dai suoi social il capo della Lega – non giustifica in alcun modo il “Lei spaccia” chiesto in quell’occasione. Anzi, va a raccontare una realtà complessa, a volte marginale, in cui lo spaccio coinvolge anche ragazzi minorenni ed è accompagnato da una cultura criminale: lo racconta il concerto di neomelodici legati alla criminalità organizzata organizzato in occasione del primo anniversario della morte di Rinaldi, così come lo fa emergere il nome del ragazzo ucciso incastonato sotto la casa della famiglia, come un vero e proprio altare contornato da luci in suo ricordo. In entrambi i casi, l’occupazione forzata di luoghi pubblici, in spregio alle norme della comunità.

Interporto. Ieri a Mondragone è stato arrestato un autotrasportatore, su richiesta della Procura di Bologna: è ritenuto responsabile dei reati di ricettazione e detenzione illegale di arma comune da sparo. Armi che sarebbero state rubate a diverse società di spedizioni che operano nell’Interporto di Bologna e poi vendute al 46enne arrestato. Una delle pistole rubate era stata consegnata a una persona del clan di camorra degli “scissionisti”. E, in cambio, ci sarebbe stata la richiesta di incendiare i mezzi di una società di spedizione del napoletano, il cui titolare era giudicato colpevole di non aver onorato un debito contratto con l’autotrasportatore. Lo diciamo da tempo: in un luogo come Interporto il rischio di infiltrazioni mafiose è alto. Un luogo da miliardi di fatturato, un luogo dove sono diversi i settori a rischio, dalle merci che arrivano, agli appalti e subappalti, ai trasporti. La notizia di ieri ne è l’ulteriore conferma.

Sono notizie, ma anche rischi che si fanno danni, segnali che diventano concreti e che ci dicono che c’è bisogno di occhi attenti che sappiano leggere il territorio, prevenire le infiltrazioni mafiose e criminali e non solo contrastarle. Il lavoro è ancora tanto.

Le nostre videoinchieste sul tema:
𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗲𝗼𝗺𝗲𝗹𝗼𝗱𝗶𝗰𝗮. 𝗧𝗿𝗮 𝗺𝗮𝗳𝗶𝗲 𝗲 𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀, 𝗱𝗮 𝗦𝗮𝗻𝘁’𝗔𝗴𝗮𝘁𝗮 𝗕𝗼𝗹𝗼𝗴𝗻𝗲𝘀𝗲 𝗮𝗹 𝗣𝗶𝗹𝗮𝘀𝘁𝗿𝗼 
𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼. 𝗟𝗲 𝘇𝗼𝗻𝗲 𝗱’𝗼𝗺𝗯𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗴𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮