STORIE DEI FAMILIARI IN EMILIA ROMAGNA

ANTONIO AMMATURO

Il Vice Questore Ammaturo era capo della Squadra Mobile di Napoli. Pasquale Paola era agente scelto e suo autista. Ammaturo aveva intuito un contatto forte tra camorra e brigate rosse. In particolare, aveva scoperto molti dettagli della trattativa tra lo Stato e le Br, per la liberazione dell’assessore regionale della Dc Ciro Cirillo, avvenuto il 27 aprile del 1981. Relazionò su quei fatti, ma non ebbe il tempo di proseguire le sue indagini. Il 15 Luglio 1982, mentre si dirigeva verso la Questura di Napoli cadde vittima di un agguato insieme a Pasquale Paola. Ad Antonio Ammaturo e Pasquale Paola è stata assegnata la medaglia d’oro al valore civile.
La figlia di Antonio vive a Bologna.

 

BARBARA RIZZO, GIUSEPPE E SALVATORE ASTA

Il 2 aprile del 1985 Barbara Rizzo Asta stava accompagnando i suoi due figli di otto anni, Giuseppe e Salvatore, a scuola. Durante il tragitto l’utilitaria guidata da Barbara incrociò la macchina del sostituto procuratore di Trapani, Carlo Palermo, che si era trasferito nel febbraio di quell’anno dalla Procura di Trento per continuare a indagare su mafia, massoneria e politica. Carlo Palermo era nella città siciliana da cinquanta giorni e aveva già ricevuto una serie di minacce. Sono da poco passate le 8.03 quando le macchine del magistrato e della sua scorta sfrecciano per il rettilineo di Pizzolungo. Un attimo, un click ed esplose un’autobomba posizionata sul ciglio della strada che da Pizzolungo conduce a Trapani. L’utilitaria fece da scudo all’auto del sostituto procuratore che rimase solo ferito. Nella Scirocco esplosa morirono dilaniati la donna e i due bambini.
La figlia di Barbara e sorella di Giuseppe e Salvatore vive a Parma.

 

EMANUELE BASILE

Era un carabiniere e svolgeva servizio a Monreale. Stava conducendo alcune indagini sull’uccisione di Boris Giuliano, durante le quali aveva scoperto l’esistenza di traffici di stupefacenti. Tuttavia, apprestandosi a lasciare Monreale, si era premurato di consegnare tutti i risultati a cui era pervenuto a Paolo Borsellino. La sera del 4 maggio 1980, mentre con la figlia Barbara di quattro anni e la moglie Silvana Musanti aspettava di assistere allo spettacolo pirotecnico della festa del Santissimo Crocefisso a Monreale, un killer gli sparò alle spalle e poi fuggì in auto atteso da due complici.
Il fratello vive a Modena.

 

GASPARE PALMERI

Gaspare Palmeri (61 anni) e Stefano Siragusa (32 anni) entrambi operai della Forestale, furono assassinati insieme a Domenico Parisi, cognato di Lorenzo Greco, nella guerra tra i corleonesi di Totò Riina e il clan alcamese dei Greco.
Il figlio vive in provincia di Bologna.

 

GIAN GIACOMO CIACCIO MONTALTO

Giangiacomo Ciaccio Montalto era in Magistratura dal 1970 come Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani, dove era arrivato nel 1971. Negli anni ’70 era stato pubblico ministero nel processo contro Michele Vinci, il cosiddetto “mostro di Marsala” che aveva rapito, gettato in un pozzo e lasciato morire tre bambine, tra cui una nipote. Aveva svolto le indagini sui clan trapanesi dediti al traffico di droga, al commercio di armi, alla sofisticazione di vini, alle frodi comunitarie e agli appalti per la ricostruzione del Belice, e sui collegamenti tra mafia trapanese e Cosa nostra americana. Fu ucciso il 25 gennaio 1983 mentre rientrava a casa a Valderice, privo di scorta e di auto blindata, nonostante le minacce ricevute. Aveva 40 anni e lasciava la moglie e tre figlie.
La figlia vive a Parma.

 

GIUSEPPE RECHICHI

Il 31 ottobre 1966 inizia la sua carriera scolastica nell’istituto Tecnico di Siderno (RC) e, dopo avere insegnato in altri istituti della piana (Palmi, Cittanova, Taurianova), fu nominato titolare di Matematica e Fisica nell’Istituto Magistrale Statale di Polistena dal 1 ottobre 1974. Il professore Giuseppe Rechichi è stato ucciso da una pallottola vagante il 4 marzo del 1987. Era vicepreside dell’istituto magistrale di Polistena, aveva 48 anni. Il vero bersaglio dell’agguato era Vincenzo Luddeni, direttore della Banca popolare di Polistena, rimasto illeso.
La figlia vive a Modena, la nipote a Parma.

 

GIUSEPPE TIZIAN

Giuseppe Tizian aveva 36 anni ed era funzionario del Monte dei Paschi di Siena di Locri. Venne assassinato nella serata del 23 ottobre del 1989 a Locri. Stava tornando a casa, a Bovalino, a bordo di una Fiat Panda, lungo la statale 106. All’altezza dell’area archeologica e del museo della Magna Grecia di Locri l’agguato a colpi di lupara. Nonostante si sia subito profilata la pista legata all’attività bancaria, nel fascicolo Tizian sono parecchi i buchi neri, aspetti non chiariti e non scandagliati. Un caso che rimane ancora irrisolto.
La moglie vive a Modena.

 

ANTONINO POLIFRONI

Antonino (Nino) Polifroni era un imprenditore, ucciso per non essersi piegato alle richieste estorsive da parte della ‘ndrangheta. L’omicidio avvenne a Varapodio, in provincia di Reggio Calabria, il 30 settembre del 1996 dopo una lunga scia di atti vandalici e attentati intimidatori. L’uomo aveva fondato un’impresa edilizia e, al momento dell’omicidio, aveva 49 anni. Per anni Nino aveva subito intimidazioni, minacce. Ma ogni volta aveva denunciato chi lo ricattava, non aveva mai accettato di scendere a compromessi.
La figlia vive a Bologna.

 

PAOLO CASTALDI

Paolo Castaldi e Luigi Sequino avevano 20 anni. Furono uccisi la sera del 10 agosto del 2000 a Napoli, nel quartiere Pianura. I due si trovavano in auto per caso, mentre discutevano di vacanze e del loro futuro. Due ragazzi come tanti, con sogni, speranze e voglia di riscatto. Furono scambiati per i guardaspalle di un capo camorra della zona, Rosario Marra.
La sorella vive a Modena.

 

PIETRO MORICI

Il capitano dei Carabinieri Mario D’Aleo, il carabiniere Pietro Morici e l’appuntato Giuseppe Bommarito vennero uccisi la sera del 13 giugno a Monreale (Palermo) in via Cristoforo Scobar. L’obiettivo dell’agguato era il capitano D’Aleo che aveva preso il posto di Basile nella stazione di Monreale e stava ricostruendo l’organigramma del nuovo vertice mafioso corleonese.
La sorella vive in provincia di Reggio Emilia.

 

ALBERTO GIACOMELLI

Nel 1946 entrò in Magistratura, destinato alla Procura di Trapani. Dal 1951 al 1953 fu Pretore di Calatafimi, poi fu a Trapani dal 1953 al 1954. Dal 1971 giudice presso il Tribunale di Trapani, fu dal 1978 Presidente di Sezione dello stesso Tribunale, fin quando andò in pensione il primo maggio 1987. Un anno dopo, i Carabinieri di Trapani, alle 8.00 del mattino del 14 settembre 1988, a Locogrande (contrada nelle vicinanze di Trapani), ne rinvenivano il cadavere dietro l’autovettura di proprietà dell’ex-magistrato. Presentava un colpo di arma da fuoco alla testa e un altro all’addome.
Il figlio vive in provincia di Bologna.