GUARDIA ALTA E NON LASCIARE NESSUNO DA SOLO

Esprimiamo la nostra massima vicinanza e solidarietà alla procuratrice generale Lucia Musti, vittima di atti intimidatori.

Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, la pm del processo Aemilia ha inquadrato con forza la presenza della criminalità organizzata nella nostra regione, definendola “un distretto di mafia“, con una condivisione del metodo mafioso da parte di imprenditori e colletti bianchi. Un monito forte che trova tristemente conferma nelle minacce ricevute dalla procuratrice.

Un invito, di cui condividiamo l’urgenza, a porre maggiore attenzione agli evidenti segnali di radicamento nel nostro territorio, per non lasciare solo chi si impegna ogni giorno nel contrasto alla criminalità organizzata.

“Questo territorio non è immune. Lo sapevamo già da molti anni, dai primi anni `90. Nella regione ci sono la camorra dei casalesi e quella napoletana, la `ndrangheta calabrese e cosa nostra. Ma oggi abbiamo anche nuove sfide perché le mafie straniere sono presenti qui come ovunque. Non lavorano in contrapposizione con le mafie tradizionali, ma in perfetta collaborazione.”

Lo ha affermato il direttore nazionale della DIA – Direzione investigativa antimafia, Maurizio Vallone, in occasione della presentazione della mostra allestita in Prefettura per i 30 anni di fondazione della struttura investigativa interforze ideata da Giovanni Falcone. Le mafie in Emilia-Romagna ci sono e sono ben radicate. Lo confermano i dati raccolti da Libera Contro le Mafie, ma anche i fatti di cronaca e i processi che si celebrano sul nostro territorio, primo tra tutti Aemila, il più grande processo contro la ‘ndrangheta nel nord Italia.Una serie di fattori che porterà la DIA a potenziare la sede di Bologna, facendola diventare un vero e proprio centro operativo per incrementare l’azione di prevenzione e di contrasto contro la criminalità organizzata.

“La crisi morde imprenditori che, a causa delle difficoltà economiche, chiedono aiuto alle mafie e ai loro enormi capitali illeciti. Per questo sarebbero importanti banche dati che monitorino le dinamiche societarie delle imprese in città e uno sportello anti-usura e sovraindebitamento ben pubblicizzato, in sinergia con le associazioni di categoria e del terzo settore.”

Ha commentato il referente di Libera Bologna Andrea Giagnorio, riprendendo alcune proposte concrete da realizzare in città per offrire un’alternativa al ‘welfare’ criminale.

Occorrono due elementi in fin dei conti: tenere alta la guardia e non lasciare indietro nessuno.”