#apriamo il bene, 22 anni dopo la legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati

La legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie compie ventidue anni. Dal 7 marzo del 1996 le esperienze di gestione di beni confiscati alle mafie si sono moltiplicate, pur restando criticità da risolvere.

Anche a Bologna tanti sono i beni confiscati non ancora riassegnati, fermi nel difficile ciclo virtuoso del riutilizzo. Beni in Galleria Falcone e Borsellino, viale Aldini, via San Vitale, per citarne solo alcuni.

Ma, per fortuna, c’è anche qualche esempio positivo, come quello della villetta nel Comune di San Lazzaro di Savena, confiscata in via definitiva nel 2017 a Fabrizio Bonora, accusato di avere messo a segno furti in tutta l’Emilia-Romagna. L’uomo, ufficialmente giostraio, presentava un profilo reddituale dichiarato al fisco non in linea con l’elevato tenore di vita e con i beni posseduti. Le indagini patrimoniali del Gico hanno permesso di dimostrare che la villa, il terreno e l’autovettura erano stati acquistati grazie ai proventi di gravi reati contro il patrimonio.

Da marzo 2017 la villetta è stata assegnata alla cooperativa sociale Arca di Noè e adibita a centro di accoglienza per richiedenti asilo. Attualmente sono ospitati dieci ragazzi di circa 20 anni, provenienti dall’Africa.
La peculiarità di una casa sottratta alle mafie e riutilizzata per accogliere persone che scappano da guerre e povertà ha spinto Libera Bologna e Arca di Noè alla costruzione di un progetto per rendere la cittadinanza consapevole e partecipe del valore che la restituzione di un bene mafioso alla collettività può generare. Pertanto attraverso il coinvolgimento del teatro ITC si è avviato un laboratorio teatrale che coinvolge gli studenti del Liceo Scientifico Augusto Righi di Bologna ed i ragazzi del centro con l’obiettivo di scrivere e rappresentare a fine maggio uno spettacolo che colga il grande valore sociale di questa esperienza sul territorio bolognese.

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